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Evviva la libertà!

giovedì 4 dicembre 2008

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— Davvero non comprendo perché parliate male della Repubblica. Non apprezzate l’estrema libertàche ne deriva?

— Senza dubbio, ma…

— Anch’io, signore. Ho l’assoluta consapevolezza della mia piena libertà. Sono nato in una famiglia modesta, mio padre era cantoniere. In altri regimi sarei stato immediatamente assimilato ad un servo, e magari diventato proprietàdi qualche signorotto. Invece grazie alla Repubblica, signore, sebbene sia di origine povera sono nato libero cittadino. Invece di essere considerato una bestia da soma, ho scelto liberamente la mia professione. O meglio, mio padre ha scelto per me il padrone che doveva vivere del mio lavoro. Ero assai disgraziato, signore, nel senso materiale della parola, il mio salario era ridicolo e le mie spese onerose. Ma quando arrivava la sera, mi guardavo allo specchio e mi dicevo: Ecco un uomo libero, e questo mi rendeva fiero. A 18 anni, mi impegnai liberamente nel corpo militare che più mi piaceva, ed apprezzai molto questa libertàche mi permise di fare delle missioni all’estero e di meritarmi questa medaglia che è l’onore della mia vita.
Non vi racconterò le libertàche ci venivano concesse in quelle missioni, i giornali ne hanno parlato a sufficienza.
Da allora, signore, non ho fatto che benedire la Repubblica. Oggi sono un impiegato dipendente e non percepisco un grosso stipendio, ma ho la coscienza di essere una persona onesta e la dignitàdi un cittadino libero. In altre epoche, sotto l’impero, si era defraudati da una banda di aristocratici che spuntavano da chissàdove. Mentre oggi noi abbiamo la libertàdi scegliere da soli a chi obbedire, e se ci dispiacciono, di cambiarli ogni quattro anni. Non apprezzate questo vantaggio?

— Molto.

— Abbiamo la libertàdi parlare, di scrivere, di bere, di fumare, persino di ubriacarci se ci va, tranne ovviamente nei casi prescritti dalla legge che è il contratto liberamente accettato da liberi cittadini.

— Sì, ma non trovate che certe libertànon siano molto piacevoli. Ad esempio, la libertàdi dormire sotto i ponti quando non si può pagare l’affitto...

Ebbe un moto d’indignazione.

— Forse per i vagabondi, i senza tetto, i senza lavoro, i disadattati.

— Ma insomma – replicai un po’ incollerito – ci sono ben dei casi... chessò, la malattia, la disoccupazione, che non vi lasciano altra libertàche quella di crepare di fame.

— Errore, signore – disse sentenziosamente – le persone oneste non hanno nulla da temere da queste eventualità. Dalle mie parti, ad esempio, non c’è mai disoccupazione e le persone di cui parlate sono quelle che fanno un cattivo uso della libertà.

— Scusate, ma voi che parlate di continuo di libertà, cosa fate?

— Io, signore, faccio l’agente di custodia.

Machete N°1.