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Italia: Resoconto e dichiarazioni delle revoche degli avvocati – Udienza processo No Tav, 7 giugno 2013

mercoledì 20 giugno 2012

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Quella di oggi è stata un’udienza diversamente interessante. Noi “imputate/i†siamo stati/e presenti in otto. Subito dopo l’appello tre di noi hanno dichiarato, ognuno con proprie parole, estraneitàa ogni riconoscimento nei confronti del tribunale, del processo unita alla decisione di revocare l’avvocato nominato al momento dell’arresto. Il tribunale si è immediatamente ritirato in camera di consiglio per trovare un avvocato d’ufficio cui affidare la difesa dei tre compagne/i che avevano fatto la revoca. Il processo è ripreso circa un’ora e mezza dopo, presente l’avvocato d’ufficio. Abbiamo ripreso la parola per ribadire che ci saremmo autodifesi, che perciò non riconoscevamo nulla all’avvocato d’ufficio, il quale ha chiesto i termini per poter leggere le carte ecc.; gli sono stati concessi 10 giorni. Tuttavia, la corte, decisa a riprendere a tutti i costi l’udienza, ha dato mandato agli avvocati di fiducia revocati di “assistere†noi per il tempo dell’udienza. Gli avvocati hanno tentato di respingere l’incarico anche appellandosi alla legislazione dell’Unione Europea che prevede l’ “autodifesa†. Un pastrocchio evidente, “imbarazzo tangibile†come dichiarano gli avvocati. I pm intervengono precisando che la legge italiana non riconosce l’autodifesa, che quindi la “difesa tecnica è irrinunciabile… che la normativa europea è stata riconosciuta in Italia negli ultimi decenni, concedendo all’imputato la possibilitàdella ‘dichiarazione spontanea’.†La corte, riparatasi anche dietro queste argomentazioni, è così riuscita a far proseguire l’udienza.

La prossima udienza, rinviata al 21 giugno, dati i termini di 10 giorni concessi all’avvocato d’ufficio, si svolgerànell’aula-bunker vicina al carcere.

Di seguito la dichiarazione di Mau, Marta e Juan con alcune riflessioni.

Dichiarazione in aula:
“Revoco l’avvocato da me nominato al momento dell’arresto. Voi farete altre nomine, è chiaro, parleranno per voi, mai e poi mai per me! Questo processo e questo tribunale fanno parte dello stato che, l’ho visto con i miei occhi, sta devastando la val Clarea. Per me qui parlano le lotte portate avanti il mondo contro le vostre devastazioni sociali e ambientali. A parlare qui per me sono i movimenti in cui vivo e mi identifico anche qui†.
Mau

Marta, arrestata il 3 luglio 2011 nel bosco teatro della resistenza NOTAV.
Il processo contro i NOTAV che hanno combattuto per resistere allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, e coloro che hanno cercato di riprendersi il tutto ancora una volta il 3 luglio, sta andando avanti ormai da un anno nelle squallide aule del tribunale di Torino (prima) e ora nell’ancor più squallida aula bunker del carcere delle Vallette.

In questo ambiente freddo e malsano, ma con la complicitàe il calore di altri due compagni, Maurizio e Juan, il giorno 7 giugno 2013 ho revocato l’avvocato, leggendo in aula la seguente dichiarazione (anche se non sono riuscita a leggerla proprio tutta perché il giudice alla parola “Lotta†ha cominciato a scaldarsi): Dichiarazione in aula:
“Oggi sono in quest’aula per dichiarare la revoca dell’avvocato perché non voglio essere difesa e non accetto nessuna accusa. Rivendico totalmente le giornate del 27 giugno e del 3 luglio: ero lì per contrastare ogni singolo meccanismo di questo sistema tecno industriale che ogni giorno ci subordina, trasforma e uccide.
Non intendo legittimare questo processo, che vuole sanzionare la lotta, così da paralizzarla, distruggerla; i processi servono solo per sancire i vostri poteri, non certo per sancire la verità.
La lotta NOTAV non si riduce a leggi, la realtànon è dentro a quest’aula, essa non si nutre di invenzioni coercitive come le vostre leggi.
Sono e sarò in valle per fermare il TAV, come fanno ogni giorno compagne e compagni da ogni dove, che rifiutano con determinazione il TAV, i vostri giudizi e le vostre leggi†.
Marta Bifani

Dichiarazione in aula:
"Ho deciso di revocare qualsiasi avvocato perché non voglio far parte di questo teatrino giudiziario e statale che io rifiuto e di cui non faccio parte."
Juan