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Bruxelles: la tensione cresce nelle strade

venerdì 2 settembre 2011

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La tensione cresce nelle strade. Da tempo è chiaro che, nei quartieri popolari di Bruxelles, è ben viva una certa animositàcontro gli sbirri; in queste ultime settimane, poi, essa sembra esprimersi di nuovo in maniera più visibile. Bisogna notare che, da alcuni mesi, gli sbirri hanno dato un’accelerata al loro lavoro, sperando di domare la ribellione a colpi di brutalitàsistematica, controlli, più sbirri in borghese e più squadre di intervento e di arresto, pestaggi e umiliazioni come modo di gestione. Gli sbirri sembrano considerare Bruxelles come una zona di guerra, in cui loro ruolo sarebbe quello degli occupanti. Una zona con le sue zone verdi e le sue zone rosse. Nelle zone rosse, tutti devono sottomettersi di continuo a controlli ed umiliazioni, come di recente a Stalingrad, vicino alla Gare de Midi, dove tutto il quartiere è stato circondato in stile militare: all’interno tutti sono stati controllati per vedere se i documenti erano in ordine e per mettere fine al commercio ambulate. Duecento persone in totale sono state arrestate, molte si trovano ancora in prigione o dentro al CIE. Altre sono giàstate deportate.

Mi fa piacere vedere che questi metodi polizieschi non soltanto non funzionano, ma anzi sortiscono effetti opposti. In queste ultime settimane, sembra che sempre più persone abbiano scelto di opporsi agli sbirri in maniera aperta e combattiva. In certi casi sembra sia diventato un sano riflesso spontaneo, come a Vilvorde, dove il controllo di una persone è stato impedito da un assembramento di passanti che non hanno avuto paura di usare la violenza per opporsi agli sbirri. Ancora, i disordini sono continuati durante le notti successive. In altri casi, come ad Anderlecht, sorprende il vedere come ci si prepari ad attaccare gli sbirri: due agguati in due giorni. La prima notte, la polizia è stata chiamata per un furto che qualcuno stava commettendo in una casa. Arrivata sul posto, la pattuglia vuole procedere al controllo di due sospetti, ma si tratta di una trappola. Una raffica di pietrate contro gli sbirri, una pietra attraversa il parabrezza e l’ispettore se la prende sul muso. Il giorno dopo, nessuna pausa, secondo agguato. Una pattuglia arriva su Square Albert perché c’è una macchina in fiamme sui binari del tram. Appena la pattuglia arriva, decine di persone le tirano pietre e bottiglie molotov. Arrivano i rinforzi della polizia ed è battaglia aperta. Tre macchine della polizia vengono danneggiate, nessun rivoltoso arrestato. Venti bottiglie molotov pronte ad essere utilizzate saranno poi ritrovate sul luogo.

I cani dei media.

I media hanno giocato alla perfezione il loro ruolo: politici e sbirri possono esserne contenti. In generale, la polizia preferisce il silenzio su questo tipo di scontri, per evitare che si estendano ad altre zone e che diano cattive idee ad altre persone. Ma in questo caso l’operazione mediatica è stata un vero bombardamento. I cavalieri in blu della giustizia istituzionale si scontrano con i ribelli dei quartieri popolari. Nei loro articoli, i giornalisti esigono fermezza: le guardie che, giorno dopo giorno, difendono con coraggio e fierezza le norme ed i valori della democrazia non possono essere usate come bersagli. “Tolleranza zero†, “detenzione preventiva†, “non indietreggiare di un millimetro†, “non abbandonare i quartieri popolari†…

Hanno davvero fatto del loro meglio, questi giornalisti, per creare un sentimento d’ingiustizia. Tutti quelli che si rallegrano apprendendo queste notizie combattive, perché anch’essi conoscono la gioia di tali combattimenti, devono essere corretti, costi quel che costi. Hanno fatto di tutto per far passare l’idea che essere contro lo Stato e gli sbirri sia una malattia, un’infezione da curare il più velocemente possibile, oppure da asportare immediatamente a copi di bisturi. Una valanga di propaganda in favore dello Stato, dell’ordine, il tutto condito di lodi per la democrazia, cercando di far credere che tutto quello che non procede in quel senso è inferiore alla barbarie. Che ogni sentimento, ogni desiderio di qualcos’altro è una malattia. Lascia perdere il fatto di trasformare i tuoi desideri in azioni.

Si può essere sicuri che l’offensiva mediatica può servire come copertura per i politici al fine di mettere in atto un’offensiva repressiva, dando sempre maggiori mezzi ai boia odierni: i giudici, gli sbirri, le guardie ed i loro simili.

Lontano da tutte queste stupidaggini mediatiche, viviamo questi momenti da noi soli. Riflettiamo da noi su quello che succede attorno a noi, non ascoltiamo i giornalisti. Affinché questi eventi ci ispirino, ci incoraggino nella lotta permanente contro l’oppressione. Che lo stato morda la polvere, di fronte alla nostra determinazione.

[Tradotto di Hors Service n°29]