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Per un mondo senza CIE né prigioni

giovedì 17 settembre 2009

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Per un mondo senza CIE né prigioni.

Perché le molteplici rivolte che negli ultimi anni sono scoppiate nei centri di detenzione per immigrati hanno messo a nudo ciò che essi sono veramente: campi di deportazione a partire dai quali lo Stato espelle quelli che ritiene indesiderabili; quelli che sperano di sfuggire alla guerra e alla miseria e si ritrovano sfruttati in nero, cacciati dalla polizia, classificati da burocrati che decidono della loro “esistenza legale†.

Perché la sorte dei sans-papiers non è che il riflesso di quella che attende tutti quelli che si fanno il culo per arrivare a fine mese, di fronte a condizioni di vita sempre più difficili, tenuti al guinzaglio dalle pastoie della sicurezza sociale o dall’economia sommersa.

Perché tutti noi siamo direttamente coinvolti, nel momento in cui accettiamo di vivere in un mondo che ogni giorno di più categorizza, seleziona, rinchiude, elimina secondo i suoi bisogni sociali ed economici.

Perché le evasioni e le sommosse nei centri di detenzione e nelle prigioni, così come gli attacchi e i sabotaggi ai danni del meccanismo delle espulsioni e dell’imprigionamento, sono bagliori di speranza per quelli che lottano, dentro e fuori, contro tutto ciò che ci opprime.

Per un mondo senza frontiere né Stato.

Perché se ci battiamo contro l’esistenza di luoghi di imprigionamento e di sfruttamento (CIE, prigioni, scuola, lavoro…), non è per migliorarli, ma per distruggerli.

Perché le frontiere non possono esistere senza il razzismo che ci spinge gli uni contro gli altri; perché frontiere significano anche l’essere rinchiusi in comunitàbasate sulla religione e il nazionalismo.

Perché le famose regolarizzazioni dei sans-papiers non fanno altro che creare delle separazioni e delle gerarchie fra quelli che rientrano nelle norme d’integrazione e rispondono ai bisogni dell’economia e quelli che sono ridotti alla clandestinità.

Perché il meccanismo delle espulsioni non può funzionare senza le aziende che ci fanno quattrini (Besix, Valens, Sodexo, Dalkia, ISS Cleaning, Banque de la Poste, SN Brussels Airlines, Air Maroc …[questo elenco vale per il Belgio, ma c’è anche qualche vecchia conoscenza degli antirazzisti italiani, ndt]), senza le istituzioni che si occupano della selezione fra quelli da sfruttare qui e quelli da rispedire indietro (l’Ufficio per gli stranieri, Fedasil, la Croce Rossa, tutti i partiti politici senza eccezione…)

Perché quello per cui ci battiamo è semplicemente la libertà.

1 ottobre 2010 alle 19 alla Gare du Midi - Bruxelles