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Il lavoro libera?

lunedì 14 marzo 2011

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Il lavoro invade e determina tutta la nostra esistenza. Il tempo scorre impietosamente al suo ritmo mentre noi facciamo la spola fra identici ambienti deprimenti ad una velocitàsempre crescente. Il tempo del lavoro... Il tempo produttivo... Il tempo libero... Ogni nostra minima attivitàne è coinvolta: si considera l’acquisizione della conoscenza un investimento per una carriera futura, la gioia viene trasformata in divertimento e si dibatte in un’orgia di consumo, la nostra creativitàè schiacciata negli angusti limiti della produttività, i nostri rapporti — perfino i nostri incontri erotici — parlano la lingua della prestazione e del rendimento... La nostra perversione ha raggiunto un punto tale che ricerchiamo qualsiasi forma di lavoro, anche volontario, pur di riempire il nostro vuoto esistenziale, pur di «fare qualcosa».

Esistiamo per lavorare, lavoriamo per esistere.

L’identificazione del lavoro con l’attivitàumana e la creatività, il dominio completo della dottrina del lavoro come destino naturale degli umani ha pervaso la nostra coscienza a una tale profonditàche il rifiuto di questa condizione forzata, di questa costrizione sociale, sembra essere divenuto un sacrilegio per il concetto stesso di umanità.

Così qualsiasi lavoro diventa migliore di nessun lavoro. Questo è il messaggio diffuso dagli evangelisti dell’esistente, che suonano le trombe per la corsa alla competizione sempre più frenetica tra gli sfruttati per qualche briciola raccattata dalla tavola dei padroni; per la strumentalizzazione e il livellamento delle relazioni sociali in cambio di un po’ di lavoro miserabile nelle galere della sopravvivenza.

Non sono tuttavia solo le condizioni generali del lavoro a creare una strada senza uscita. È il lavoro come totalità, come processo di commercializzazione dell’attivitàumana che riduce gli esseri umani a componenti vive di una macchina che consuma immagini e prodotti. È il lavoro come condizione universale in cui le relazioni e la coscienza vengono formate, come la colonna vertebrale che mantiene e riproduce questa societàbasata sulla gerarchia, lo sfruttamento e l’oppressione. E in quanto tale, il lavoro deve essere distrutto.

Non vogliamo semplicemente diventare schiavi più felici o migliori gestori della miseria. Vogliamo ridare un significato e un fondamento all’attivitàumana e alla creativitàagendo insieme, trasportati dalla ricerca della gioia di vivere attraverso la conoscenza, la coscienza, la scoperta, la complicità, la solidarietà.

Per la liberazione individuale e collettiva...

Liberiamoci dal lavoro

Libertàper l’anarchico Rami Syrianos [1]
Solidarietàcol compagno Kleomenis Savanidis

Atene/Salonicco, 17/01/2012

[manifesto tradotto in italiano da NonFides]


[1Rami Syrianos è stato arrestato nel gennaio 2011, accusato di una rapina a una casa d’aste statale di Salonicco. Per la stessa vicenda è stato coinvolto anche Kleomenis Savvanidis, rilasciato su cauzione. Il loro processo cominceràil 26 marzo.